Pubblicato il Bilancio Sociale del 2019

10 Agosto 2020

Il Bilancio di responsabilità sociale della cooperativa, come il Bilancio economico, arresta il suo racconto al 31-12-2019. Che ne è stato di noi nei mesi successivi? Come li racconteremo, nel 2021, alla prossima assemblea di bilancio?

In men che non si dica siamo arrivati ad agosto!

Abbiamo vissuto una strana contrazione spaziotemporale. Ripercorriamo con disorientamento i mesi appena passati. Per ognuno di noi è un viaggio personale caratterizzato da immagini uniche, sentimenti e stati d’animo forse mai vissuti prima, una pellicola sviluppata troppo in fretta, che si riavvolge.

Per una cooperativa ripercorrere i mesi passati non è come riavvolgere un solo nastro della memoria, perché siamo un gruppo, gli sguardi sono tanti, le pellicole sono tante, serve trovare il modo di raccontarsi le cose successe perché ognuno ci si ritrovi almeno un po’.

Per ogni cooperativa sociale il momento dell’assemblea di bilancio rappresenta è occasione per tirare alcuni fili. Quest’anno l’assemblea di Symploké è stata posticipata di due mesi ed è stata anche la prima occasione in cui, dopo lungo tempo, abbiamo potuto essere di nuovo “in presenza” tra soci, sospendendo per un po’ quell’abitudine a trovarsi in remoto che ci aveva stancato ancora prima di entusiasmarci. Ci siamo trovati a fine giugno.

Comunque, c’è questo strano balzo temporale per cui ci si trova a raccontare l’anno precedente, in questo caso il 2019, quasi facendo finta che il 2020 non sia nemmeno iniziato.

Il Bilancio di responsabilità sociale della cooperativa, come il Bilancio economico, arresta il suo racconto al 31-12-2019. Che ne è stato di noi nei mesi successivi? Come li racconteremo, nel 2021, alla prossima assemblea di bilancio?

In ogni caso, il documento che abbiamo pubblicato sul sito, “Bilancio Sociale 2019”, è uno dei luoghi più importanti dove andare a rileggere la nostra storia. Per questo lo promuoviamo sia per la lettura interna sia perché i nostri amici, conoscenti, collaboratori, ne possano trarre informazioni utili. Quest’anno avremmo voluto scriverlo a più mani, ma gli effetti di distanza fisica generati dalla pandemia e le aggiuntive preoccupazioni logistiche e organizzative hanno impedito di dedicarsi serenamente a un lavoro condiviso. Così, purtroppo, il testo è stato redatto quasi esclusivamente dal presidente.

Un punto di vista, dunque, che spero l’intelligenza dei lettori saprà contestualizzare e ampliare.

Al link qui sotto trovate il documento completo, pubblicato sul nostro sito, mentre qui a fianco vi proponiamo una citazione.

«Abbiamo visto colleghi rimanere a casa. Si è patita tutta la paradossalità di immaginare che terminasse un servizio (l’accoglienza) quando poi lo si è visto (fortunatamente) riconfermare. Abbiamo fatto riti e detto parole per elaborare il lutto. Ci si è aspettati epiloghi tragici. Si è pensato che non ce la potessimo fare, si è pensato che ce la potessimo fare, abbiamo ritenuto di essere competenti, abbiamo ritenuto di essere incompetenti. Abbiamo sperimentato l’errore. Abbiamo cercato le cause degli errori. Nel momento di difficoltà, pur non macinando molto bene le disfunzionalità inevitabili, abbiamo retto. Ci siamo aspettati evoluzioni lineari in circostanze non lineari. Abbiamo sperimentato frustrazione. Abbiamo sperimentato realizzazione. Continuiamo a sperimentare la difficoltà del confronto.

Credo sia non solo inevitabile, ma necessario vivere l’incertezza quando il panorama intorno è della natura di quello che stiamo vivendo. In primo luogo perché, con tutti i buoni auspici e la fiducia che gli sviluppi del 2020 ci stanno facendo vedere, rimane a tutti gli effetti incerto il nostro futuro[…].

In secondo luogo perché è confrontandosi con l’incerto che si sperimentano passi avanti, mentre molto più spesso un’idea consolidata del “certo” impedisce la crescita. Il cambiamento era e rimarrà inevitabile, la domanda di identità su chi siamo come cooperativa non è ancora esausta, anzi. Ogni nuovo sviluppo rimetterà in gioco le carte, tanto più vista la relativamente giovane età della nostra organizzazione, la consapevolezza sociale ancora tutta da crescere […].

Siamo così giovani che non può esserci un “vecchio” e un nuovo. C’è solo la quotidianità di percorsi che intraprendiamo, che manteniamo, in un ventaglio di opportunità e valutando i limiti non solo esterni ma anche interni che, crescendo, incontriamo o di cui diventiamo consapevoli»