Periferie della cura – un selfie dalla due giorni per professionisti dell’accoglienza

30 Novembre 2018

Ester e Marta all’ingresso del seminario formativo

Quasi in diretta da Brescia, dalla terza edizione delle giornate studi “Periferie della cura”, appena conclusa, ecco il selfie che abbiamo chiesto a Ester e Marta, due operatrici di Symploké impiegate quotidianamente nell’accoglienza di richiedenti protezione internazionale, che il 29 e 30 novembre 2018 si sono dedicate al “confronto tra pratiche e teorie di cura dei migranti forzati”, ricavandone spunti di riflessione.

I temi di queste due giornate, organizzate dalla cooperativa K-Pax, hanno riguardato l’etnopsichiatria e il lavoro etnoclinico e hanno visto nel pomeriggio del 29 l’intervento di professionisti del settore nazionali e internazionali (qui il LINK al programma e alla lista degli intervenuti). I professionisti intervenuti e altri colleghi hanno poi condotto, nella matttina del 30, gruppi di lavoro impostati sulla discussione di casi clinici, dei quali infine nel pomeriggio è stata data una restituzione in plenaria.

«È andata molto bene! È stato interessante» ci comunicavano Ester e Marta per telefono, appena partite per il ritorno, «vedere buone pratiche di integrazione di lavoro tra chi fa accoglienza e le Istituzioni del territorio, da quelle di tutela della salute agli Enti locali».

Prassi che possono e devono essere costruite a partire dalla collaborazione su singoli casi per poi gradualmente trasformarle in pratiche condivise.

Concludiamo con due concetti.

Il primo: come si legge sulla homepage del sito, tra le righe di una citazione del celebre antropologo Geertz, “Se volete capire cosa sia una scienza […] dovete guardare quello che fanno quelli che la praticano, gli specialisti”.

Questa frase ci dà uno spunto davvero azzeccato per affermare che oggi, forse più che mai, se vogliamo capirci qualcosa di questa misteriosa “scienza” dell’accoglienza, conviene guardare a quello che fanno quelli che la praticano.

Il secondo: non si smette mai di formarsi. Questa non è la prima né sarà l’ultima volta che gli operatori di Symploké partecipano a momenti formativi, interni e esterni, occasioni nelle quali anche soltanto un punto di vista diverso sulle cose può illuminare e perciò rendere un po’ più sensati alcuni angoli del lavoro quotidiano.