Dalle nostre accoglienze. I racconti di Joshua e Emmanuel, pubblicati su due giornali
3 Agosto 2018
Il selfie pubblicato nel racconto di Emmanuel: in primo piano don Michele, che Emmanuel ha tenuto a ringraziare personalmente nel testo
Forse è una coincidenza, forse no, che in entrambe le storie ricorra il nome di Scalabrini, precursore della cura e dell’assistenza ai migranti (eravamo noi, in America, ai suoi tempi). In ogni caso siamo felici di poter evidenziare due testimonianze di nostri accolti che la stampa (il Giornale di Cantù e il notiziario della parrocchia di San Bartolomeo) hanno voluto valorizzare nei mesi scorsi. Grazie a Emmanuel e Joshua, che si sono raccontati! E buona lettura.
(A cura di Claudio Berni)
LA STORIA DI EMMANUEL
Un grazie da “Casa Scalabrini”: «Qui mi sono sentito a casa»
La testimonianza di Emmanuel Kayode Moke, 20enne nigeriano, ospitato nella parrocchia di San Bartolomeo a Como
«Ho pensato molto a lungo a cosa scrivere e come scrivere questo articolo, sono un ragazzo nero e non avrei mai immaginato di essere accettato nel “mondo dei bianchi”…»: inizia così la significativa testimonianza di Emmanuel Kayode Moke, 20enne nigeriano, ospitato presso la “Casa Scalabrini” nella parrocchia di San Bartolomeo a Como. “Casa Scalabrini” – lo ricordiamo – è una struttura coordinata attualmente dalla Cooperativa Symploké e vede la presenza di 10 ospiti provenienti dalla Nigeria, Mali, Guinea, Gambia (età media 19 anni).
Prosegue Emmanuel: «Nello scrivere questo articolo sono stato ispirato da un uomo che ho incontrato e che ha cambiato il mio mondo, la mia vita: il suo nome è don Michele. Don Michele è un uomo che è riuscito a cambiare non solo la mia storia, ma anche quella di molti altri ragazzi e ragazze, bianchi o neri. Lui ci ha fatto e ci fa sentire importanti indipendentemente da dove veniamo o chi siamo. Ci ha fatto sentire a casa, ci ha dato quell’affetto paterno che da tanto non ricevevamo, a me ha dato la famiglia che non ho mai avuto e mi ha fatto riavvicinare a Dio, non riuscirò mai a dire grazie abbastanza…».
LA STORIA DI JOSHUA
«In Italia, con una speranza nel cuore»: La storia raccontata sul “Giornale di Cantù”
È originario della Nigeria ed è ospitato dall’ottobre scorso nella casa di via Scalabrini di Fino Mornasco
La storia di Joshua, 19 anni originario della Nigeria, merita di essere raccontata. Joshua, in Italia da circa un anno e ospite nella casa di via Scalabrini a Fino Mornasco – che è gestita dalla Cooperativa sociale Symploké e che accoglie una quindicina di migranti – è tuttora in attesa di essere ascoltato dalla Commissione che vaglia le domande dei richiedenti asilo. Il suo viaggio verso la salvezza a bordo di un gommone è iniziato dalle coste libiche alla volta di Reggio Calabria, dopo una traversata drammatica. Poi il trasferimento a Taranto, il successivo arrivo in via Sirtori a Como e infine, appunto, nell’accogliente casa di Fino Mornasco. La storia di Joshua – che ha in serbo un grande sogno: diventare medico – è stata raccontata dalla penna di Stephanie Barone sul “Giornale di Cantù” del 9 giugno scorso. Ne consigliamo la lettura.
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